Settimana di ferie dal lavoro ma grandi lavori a casa. Ragazzi, sempre così quando si trasloca. E monta gli specchi dei bagni, appendi la mensola, dipingi il garage. Sono fuso. E più continui a pulire più hai un via-vai di gente che entra ed esce con trapani, levigatrici e se ne stra-fregano di dove poggiano le borse degli attrezzi - unte di olii che lasciano macchie indelebili - foss'anche sul divano di pelle bianca (bella pirlata) con piedino cromato. Un delirio. Comunque per l'ennesima volta ho avuto la conferma, se vuoi un lavoro fatto bene, te lo devi fare da solo.
Il top l'ho raggiunto Domenica mattina, ore 07:30, svegliato dal citofono, in boxer giallo canarino con le tartarughine e l'occhio cisposo:
- Si...
- 'giorno, sono quello dei condizionatori (in un bel bermgamasco violento)
- Scusi ma... Domenica?
- E pota, Lunedì podi minga.
- Arcaput... vabbè, salga.
Il piccolo si sveglia e frigna, Meg impreca in un pigiamino rosa e il frigorista mi lascia delle impronte splendide di scarpa anti-infortunistica (che avrebbero fatto la gioia di Sherlock Holmes) sul pavimento immacolato. Lo guido di sopra, consegnandoli una bottigliona d'acqua fresca e comincia il ballo di San Vito. Non aveva un trapano, aveva un dirigibile Zeppelin.
Gli offro pure il caffè. A mezzogiorno finisce in un delirio di polvere di cemento e muri che hanno virato dal bianco brillante al nero fumo di Londra.
- Arcaputt...
- Bello neh!? E' l'inverter, fa caldo e freddo.
- Che culo. Ma scusi, perchè caldo? Ho il riscaldamento a pannelli, l'idraulico non glielo ha detto?
- Eh pota, sono i modelli nuovi, li fan così.
- Ah, beh. Grazie.
- Torno in settimana, che poi li collaudo, quando le attaccano la current.
- Ah, beh, telefoni magari.
Il resto della giornata è stato completamente compromesso, come è facile immaginare.
Le case nuove, croce e delizia.
Un saluto.
zespri
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