Thursday, June 15, 2006

Ecco, sono riuscito a dedicarmi un po' alla scrittura. Il problema è trovare il tempo. L'ho trovato Lunedì e Martedì sera in Hotel (il solito Veneto tour) e così sono riuscito a terminare la storia di Melissa. Buona lettura.

BR/zespri

Stagiaire - part five (last one!)

Non ebbi altre occasioni di uscire con Melissa prima del Dicembre. In ufficio ci vedevamo molto di rado, sebbene continuassero i nostri scambi epistolari via e-mail o sms. Qualche rara telefonata serale, il più delle volte bruscamente interrotta dall’arrivo dei reciproci partners. Ma non avevo abbandonato l’idea che fin dall’inizio mi aveva spinto a considerare Melissa una desiderabile compagnia: il mio “private bukkake”. Dopo la nostra serata di Novembre ero sempre più convinto che Melissa si sarebbe prestata al soddisfacimento della mia piccola perversione. Tutto stava nel proporglielo in un modo intrigante e, considerato il tipo, nel mettere qualcosa di consistente sull’altro piatto della bilancia. Doveva essere qualcosa che soddisfacesse anche il mio desiderio pigmalionico. Un paio di idee cominciarono a frullarmi nella mente. Intanto cominciai, in modo molto molto pacato ad accennare alla possibilità di avere Melissa nell’ufficio acquisti, spostandola dall’amministrazione. Non fu una cosa semplicissima. Non dovevo assolutamente manifestare alcun tipo di coinvolgimento personale nella faccenda, anche se Maurizio non era per niente un tipo malizioso in questo senso, e, dall’altra parte, dovevo cercare di dare delle buone motivazioni per autorizzare questo spostamento. Per l’amministrazione in realtà non doveva essere un gran problema, anzi, a Carmen, evidentemente, Melissa non era molto simpatica. A Santo certamente faceva piacere avere carnina fresca intorno, ma alla fine “non c’era trippa per gatti” e, quindi, per lui non sarebbe cambiato molto. Senza false modestie: fui abbastanza brillante. L’occasione me la diede la contingenza di avere Umberto con un programma di viaggi massacrante. La settimana al mese in cui stava in ufficio la spendeva cercando di svuotarsi la casella di posta elettronica, smadonnando. Maurizio disse “veditela tu, se agli acquisti avete bisogno della stagista prendetevela voi, mettetevi daccordo con Vitelli in amministrazione e non rompetemi le palle con ‘ste stronzate”. Il concetto era chiaro. Preparai la e-mail con l’announcement mettendo Maurizio in cc:. Melissa mi telefonò quella sera, mentre risalivo a singhiozzo la tangenziale est.


- Grazie Sandro. Mi hai reso felice, lo sai?
- Beh, sono solo sufficientemente importante per poter decidere le sorti di una stagista che fa le fotocopie...
- Stronzo.
- Dai, l’avevi detto tu. Congratulazioni e benvenuta nel magico mondo degli acquisti.
- Grazie Sandro... ho voglia di vederti sai?
- Anch’io... quando?
- Quando puoi tu?
- Non questo fine settimana... sono invitata in montagna, c’è il ponte dell’Immacolata, lo sai...
- Luca e Champoluc. Certo. Non ci sarei stato nemmeno io... però vediamoci prima di Natale... ho un regalino per te e poi vorrei festeggiare questo tuo trasferimento...
- Un giorno lo troviamo di sicuro... ho voglia di te Sandro...
- Anch’io Meli... non sai quanto.


Melissa arrivò nel nostro ufficio il Martedì della settimana successiva. Piacevolmente abbronzata da un sole di montagna e sorridente come sempre. Le avevamo sistemato una scrivania vicino a Federico, Martina, IT support, le aveva trasferito computer e telefono il giorno precedente. Presi posto vicino vicino a lei e le passai le consegne per la settimana, con fare molto professionale. Più che altro si trattava di registrare i nuovi prezzi e sistemare piccoli dettagli della documentazione di alcuni fornitori non continuativi, roba tipo one-spot-buy. Melissa sorrideva, annuiva e si percepiva la sua soddisfazione. A metà mattina l’icona della bustina grigia della posta interna lampeggiava sul mio schermo. Era lei.


... come sei serioso questa mattina... non sei contento di avermi qui con te?
... molto. Lo sai che dobbiamo tenere un atteggiamento il più possibile neutro...
... si ma io ho voglia di te... quando ci vediamo?
... pensavo questo week-end... un posticino isolato... io e te e basta... ho un paio di ideucce in mente...
... sei il solito maialino... organizzi tu?
... certo. Hai qualche preferenza sulla meta?
... basta che stiamo io e te... ho voglia di te.


La mattinata trascorse in modo molto poco produttivo per me, per Melissa e per l’azienda. Ci trastullammo per ore con le mail, stuzzicandoci a vicenda con i nostri progetti a sfondo sexy, che entrambi eravamo decisi a trasformare in realtà durante il fine settimana che ci aspettava. Continuavo a pensare, con il pene rigido che spingeva contro il telaio della scrivania, che Melissa si sarebbe prestata condiscendevolmente al mio programmino. Rimaneva da trovare una piacevole location e una occasione per “rimodellare” un po’ il look di Melissa.
L’idea per la location mi venne il Mercoledì mattina, ascoltando alla radio il bollettino della neve. Cogne. Perchè no, non eccessivamente lontano, abbastanza suggestivo con una nota di romanticismo, i tetti spioventi di ardesia coperti dalla neve, le boiserie in legno massiccio, i camini scoppiettanti, le piscine termali. Ero già stato al Miramonti Hotel un paio di volte, una volta con Paola, ancora ragazzo e quella successiva con Letizia, in occasione di uno dei nostri primi appuntamenti. Una rapida telefonata seguita da una e-mail di conferma ci garantirono una camera matrimoniale per il week-end. Adesso bisognava solo pensare ad adeguare l’aspetto di Melissa alla mia idea di donna sensuale. Melissa aveva quella che mia nonna chiamava la “bellezza dell’asino”, che contava soprattutto sulla sua giovane età e su modi garbati e, a loro modo, eleganti. Ma in fondo era un po’ sciatta. Non sapeva vestire, non sapeva valorizzarsi. La sua figura, nel complesso corta e tozzerella, non l’aiutava molto. Il viso e gli occhi lasciavano però incantati e su questo avevo intenzione di puntare nella trasformazione che avevo in mente di realizzare su di lei. Chiamai il beauty centre dove solitamente andavo per i miei modesti interventi di manutenzione, qualche seduta al solarium, un taglio di capelli, qualche massaggio, i fanghi e così via. Spiegai ad Angela la situazione e ottenni un appuntamento per Melissa il Sabato mattina presto, taglio, acconciatura, e piccoli ritocchi tricologici.
Melissa uscì dalle mani di Angela assolutamente incantevole. Il taglio da paggetto rinascimentale aveva lasciato posto ad una acconciatura a boccoli morbidi che la rendevano una Primavera botticelliana in versione castano scura. Le unghie avevano un aspetto diverso, colorate di un rosa carne lucido. Anche il leggero trucco era un piccolo capolavoro, giocato sui verdi che si sposavano magnificamente con la pelle ancora abbronzata di Melissa.


- Eccola pronta – mi comunicò Angela con un gran sorriso sornione.
- Bellissima. Sei sempre la migliore.
- Grazie. E tu ti piaci Melissa?
- Si, molto, davvero.
- Beh, i trucchi te li ho dati, come applicarli te l’ho spiegato, per i capelli bastano un paio di colpi di spazzola per ravvivare un po’ i riccioli. Lo fai stasera prima di cena. Vedrai che figurone!
- Grazie.
Il sole splendeva nel cielo azzurrissimo quando lasciammo il beauty centre ancora deserto, qualche minuto dopo le 09:00.
- Sei splendida, Meli.
- Grazie. E’ vero, anch’io mi sento... diversa... Grazie per la sorpresa.
- E’ stato un piacere. E non è ancora finita, abbiamo ancora un paio di tappe prima di partire per il week-end.
- Davvero?
- Si. Manca un bell’abitino da sera, un completino intimo e un paio di scarpine... dai, hai capito, di quelle che a uno viene voglia di leccare...
- Che porcellino!
- Che bacchettona!


Ci infilammo in uno di quegli enormi centri commerciali, a poca distanza dall’imbocco dell’autostrada. Melissa mi chiamava da dietro la tenda del camerino di prova di Intimissimi. Il completino intimo consisteva in un perizoma giallo sole coordinato con un reggiseno dello stesso colore. La vista del culetto sodo di Melissa, attraversato dalla sottile striscia gialla di cotone, mi provocò una erezione istantanea. Max Mara ci fornì un bell’abitino da sera, piuttosto classico, nero, che Melissa preferì ad uno da me suggeritole. Ma le scarpe furono una mia scelta. Nere, abbastanza accollate, con un tacco alto ma non sottilissimo. Lucide. Da vera signorina Rottermeyer. Certo, provate con i jeans lisi che portava in quel momento non erano un gran che, ma ero sicuro dell’effetto indossate insieme all’abito nero. Un bolerino in velluto con alamari da cosacco, completarono il quadro.


- Beh, allora si parte!
- Andiamo Sandro. Che bello.


La giornata era veramente splendida, le condizioni di traffico scorrevoli. In meno di quattro ore, compresa una piccola pausa pranzo, raggiungemmo Cogne. Scaricammo i bagagli, aiutati da un fattorino nella nostra “camera romantica” dotata di un balconcino che si affacciava direttamente sul Pian dell’Orso, tutto innevato. Il pomeriggio cominciò con una passeggiata per le vie del centro, completata da qualche acquisto alimentare e da due tazze di cioccolata fumante con panna. La vista sul Gran Paradiso era fantastica ed il tramonto dai toni arancioni violetti davvero suggestivo. Melissa era euforica, mi gettava le braccia al collo di continuo e non smetteva di baciarmi. Nel rientrare in albergo, tutti rossi in viso e con le estremità intirizzite, improvvisammo una battaglia a colpi di palle di neve. Melissa aveva una bella mira. Ci concedemmo una tappa al piccolo centro benessere dell’hotel, dove io optai per un bagno romano, una roba tipo doccia scozzese, dove l’aria è umida a una temperatura di 45° C e l’acqua della vasca è a 5° C. Una sferzata di energia e una ripulita alle arterie. Melissa invece si infilò nell’idromassaggio.


Ci ritirammo nella nostra camera, ancora con gli accappattoi umidi addosso. Non fu facile resistere alla tentazione di possedere Melissa lì, seduta stante; soprattutto vedendola girare così, nuda e provocante e ricambiando i suoi baci lascivi ed appasionati. I testicoli erano sul punto di scoppiare, ma da una settimana respingevo le avances di Letizia per serbare il prezioso seme e realizzare la mia piccola perversione. Il mio pene era un bastone nodoso, le vene in evidenza. Ero in uno stato di eccitazione massima. Fortunatamente Melissa si chiuse in bagno per prepararsi per la cena. Mi infilai una camicia bianca, un paio di jeans lisi ed una giacca di tweed con le toppe di camoscio sui gomiti. Accesi la TV. Il telegiornale riusciva sempre ad avere un effetto deprimente sulle mie pulsioni sessuali.
Melissa nel suo vestito nero faceva la sua figura. Era riuscita a non pasticciare troppo con il trucco e l’effetto era simile a quello ottenuto dalle esperte mani di Angela. Le scarpe erano assolutamente perfette anche se il disegno un po’ grossolano della caviglia le sviliva un poco.


- Eccomi pronta...
- Sei magnifica Meli.
- Andiamo?
- Certo!


La sala da pranzo del Miramonti era splendida, come sempre e, stranamente, non molto affollata. Cameriere in costumi tipici valdostani scivolavano leggiadre tra i tavoli, un impeccabile maitrê ci accompagnò ad un tavolo vicino alle finestre.
La cena fu gradevole, a base di piatti tipici semplici ma gustosi, di cui chiedemmo piccoli assaggi, condotti discretamente attraverso un menù degustazione. Melissa ora appariva incantevole. I boccoli scuri le ricadevano sul viso abbronzato e sulle spalle, gli occhi sembravano due onici brillanti. Le mani curatissime stringevano il calice di Blanc de Morget et La Salle. I denti, che scopriva nei continui sorrisi, bianchissimi e le labbra tumide e piene.
Sedemmo nel dopo cena nel confortevolissimo bar-stübe dove Melissa sorseggiò una tisana alla liquirizia ed io indugiai su un genepì. Ma i nostri sguardi rivelavano la nostra trepidazione.
Tornare in camera abbarcciati, le lingue intrecciate, le mani urgenti di toccarsi, di frugarsi. Guidai Melissa in camera, sentivo la sua eccitazione, il suo respiro corto. Le sfilai il vestito, fece per togliersi le scarpe ma la bloccai.


- No, giochiamo un po’... tienile. Anche le calze...
- Mmm...


La feci sdraiare supina sul letto e le fui sopra, baciandole le labbra, il collo, i lobi delle orecchie. La mia lingua sulla sua pancia. Scostai le mutandine giallo sole e allargai le labbra del suo sesso. Era fradicia. Bevvi letteralmente il suo succo. Le stuzzicai il clitoride, alternando la lingua alle dita. Melissa mugolava di piacere. Le infilai la lingua nella vagina, fino a dove riuscii ad arrivare. Il suo succo mi riempì la bocca di dolce e salato. Melissa ansimava e gemeva.


- Mettimelo dentro Sandro...
- No, non ancora...
- Leccamela allora, leccamela tutta, toccami... mi fai impazzire, mi fai GODERE...
- ...


Mi soffermai a leccarla senza fretta, infilando la lingua in tutti i possibili interstizi del suo sesso, titillandole ancora il clitoride – che oramai sembrava un piccolo fagiolo – con brevi colpi di lingua e di pollice. Melissa era partita. Il suo succo agrodolce continuava a mescolarsi alla mia saliva.


- Prendimi Sandro, prendimi adesso... mettimelo dentro...
- Aspetta... ho in mente una altra cosa...
- Vienimi dentro Sandro, ti voglio, bagnami, inondami...


Melissa godeva di un orgasmo dietro l’altro e la sua voglia cresceva. Dopo una decina di minuti di trattamento pollice-lingua sembrava stremata.


- Vieni adesso.
- Dove?
- Qui, su questa sedia...


Una calza auto-reggente le era scesa all’altezza del ginocchio. Melissa sembrava un po’ stravolta, scarmigliata. Inciampo’ sui tacchi.


- Siediti qui.
- Che vuoi fare?
- Voglio che mi fai godere, voglio bagnarti tutta.
- Vieni...


Melissa mi slacciava i jeans, seduta sulla sedia. Cercava il mio pene, avida. Lo estrasse dai boxer e se lo infilò tutto in bocca. Mi sfilai la camicia mentre Melissa si faceva arrivare il glande in gola. Mi piaceva vederla così. La sua piccola bocca spalancata in una “O” troppo grande a cercare di contenere la mia verga prepotente.


- Aspetta Meli...


Mi sfilai i pantaloni ed i boxer e rimasi nudo di fronte a lei, ancora seduta.


- Dammi i polsi...
- Ma cosa fai? Mi leghi?
- Ma con un foulard di seta, solo un po’... è più eccitante...


Girai fulmineo dietro di lei e le legai i polsi alla spalliera della sedia. Le slacciai il reggiseno, lasciandolo penzolare appena sopra i capezzoli rosa scuro, ma le lasciai le mutandine fradice, le calze calate e le scarpe. Fui nuovamente di fronte a lei e le spinsi il pene tra le labbra schiuse. Di nuovo la sua bocca calda e accogliente. Le spingevo il glande contro l’epiglottide, con una frequenza di colpi lenta, per permetterle di riprendere fiato. Melissa mugugnava dei “piano Sandro” o “piano soffoco” appena il mio pene le lasciava la bocca libera per farlo.


- Brava Meli... brava, hai una boccuccia fantastica...
- ...
- Ti voglio bagnare tutta, ho voglia di inondarti di sperma...
- ...
- Fammi godere Meli, fammi godere...

Melissa adesso, senza l’ausilio delle mani, faceva appello a tutte le possibilità che la bocca le lasciava per farmi raggiungere l’orgasmo. Mi eccitava questa situazione, vedevo il suo sforzo, percepivo la sua fatica. Mi stava dando piacere con disagio. I miei colpi aumentarono di frquenza, Melissa adesso era in difficoltà, il mio pene le riempiva tutta la bocca, il glande le urtava l’epiglottide, faticava a coordinare la respirazione e a contenere gli urti di vomito.


- Brava Meli resisti, sto per venire, non fermarti adesso... succhialo, tienilo...


I suoi occhi erano spalancati, la sua bocca piena del mio sesso, i piccoli seni sobbalzavano all’affondare dei miei colpi nella sua gola. Rivoli di saliva le scendevano dagli angoli della bocca e colavano sul collo. Melissa ansimava, con il fiato corto.


- - Ah, ah, ahhh, godo Meli, GODO, GODO...


Fulmineo estrassi il pene dalla bocca e diressi il glande sul suo viso. Il primo copioso fiotto la colpì sulla fronte e si ruppe in stille che le imperlarono i boccoli e le colarono lungo le sopracciglia ed il naso. Il secondo la colpì sullo zigomo sinistro e sulla palpebra chiusa, colandole sulla guancia e gocciolando sul petto. Il terzo fiotto lo diressi verso la sua bocca socchiusa. Si ruppe in gocce lattiginose che le colarono sulle labbra e sul mento. Fu un attimo di estasi supremo. Con il pene turgido e fradicio di saliva e sperma infilato nella bocca di Melissa, guardavo il liquido lattiginoso che si divideva in rivoli, gocce, stille sul corpo nudo di Melissa, seguendone le curve.
Il mio “private bukkake” era stato perfetto. Melissa teneva ancora gli occhi chiusi, con le palpebre rigate dal mio seme, una goccia le scendeva proprio lungo la curva del seno, arrivando ad inumidirle il piccolo capezzolo rosa inturgidito. Mi chinai a succhiarglielo. Dolce. Melissa aveva il viso quasi completamente coperto dal mio sperma che lentamente scivolava sul suo petto.


Cominciai a raccoglierlo, facendole leccarle le mie dita ad ogni passata. Melissa sembrava instupidita, leccava e ingoiava il mio seme, mormorando dei “quanto...”, e dei “Sandro...” sconclusionati.


La ripulii sommariamente, la slegai e le riinfilai il mio pene – che stava perdendo l’erezione - in bocca. Mi accolse ancora, schiudendo le labbra. Il pene ritrovò la sua turgidità. La condussi sul letto, dove la posizionai prona,questa volta, divaricandole i glutei. Il sesso di Melissa si mostrò roseo e tumido. Le infilai la verga tesa nella vagina. Melissa emise un gemito ma accompagnò il mio movimento. Cominciai a penetrarla lentamente. Melissa assecondava i miei colpi ansimando. Le stringevo le natiche bianche spalancandole. La vista del suo bottoncino rosa contratto mi eccitò ulteriormente. Volevo il culo di Melissa, l’unico posto dove non mi aveva ancora accolto.
La penetrai vigorosamente ancora per qualche minuto , Melissa gemeva con la testa affondata nel cuscino. Forse realizzava che cominciava ad essere tardi ed i muri non erano proprio insonorizzati. Poi estrassi il mio pene eretto dalla patata bollente di Melissa. Faceva paura. Il glande svettava gonfio e rosso, l’asta si vibrava in tutta la sua lunghezza, lucida degli umori della mia stagiaire. Imponente.


Le spalancai le natiche e feci qualcosa che non avevo mai fatto. Le baciai il culo. Prima accostai piano le labbra, poi timidamente le accarezzai lo sfintere rosa con la punta della lingua. Salato, muscoso.


- Sandro...
- Aspetta Meli...


Mi feci più audace, insalivandole copiosamente l’ano e pentrandola con la lingua, fin dove riuscii a spingermi. Melissa mugugnava. Lavorai con la lingua per qualche minuto, la mucosa dello sfintere lubrificata, si stava allentando. Melissa ansimava. Scostai la bocca e le infilai il pollice destro nel culo. Melissa mugulò di nuovo ma non si sottrasse.


- Ahaahh... Sandro...


Roteai il dito, apprezzando la morbidezza di quel culetto. Tornai a leccarle l’ano e le infilai l’indice ed il medio, ruotandoli ritmicamente. Lo sfintere si stava allargando ed era quasi pronto a ricevere la mia verga. Il pene pulsava da farmi male. Melissa mugolava, sembrava godere, non diceva nulla di intelleggibile ma manteneva il culo aperto assecondando i movimenti delle mie dita, che si erano fatti più rapidi ed intrusivi.
Adesso lubrificavo l’ano di Melissa aiutandomi con le sue abbondanti secrezioni vaginali, alternando l’azione delle dita tra passerina e buchetto. Continuai ancora per qualche minuto con questo trattamento. Adesso Melissa era pronta, l’ano rimaneva aperto e dilatato. Le infilai l’asta nella passera assestandole un paio di colpi, continuando a rotearle il pollice nel culo. Solo una sottile membrana separava il mio pene dal mio dito. Estrassi l’asta lubrificata e le puntai la cappella sullo sfintere dilatato. Spinsi deciso. Melissa cacciò un grido soffocato e spalancò le chiappe. La sensazione fu quella di un coltello nel burro. Il suo culo accolse il mio sesso senza sforzi, sentivo le pareti del suo retto stringersi ritmicamente intorno alla mia asta di carne. Cominciai a penetrarla piano, spingendoglielo giù fino alla radice. Melissa gemeva ma assecondava il ritmo. Il mio pistone le apriva l’intestino con colpi regolari e profondi. I testicoli sbattevano sulla sua passera bagnata. Sublime. Melissa teneva la testa poggiata sul cuscino, gemeva e le sue dita artigliavano il piumone. Aiutava le mie spinte adesso, con spinte uguali e contrarie, emettendo una specie di mugolio continuo. Guardavo i suoi boccoli scarmigliati sparsi sul viso, gli occhi chiusi, le labbra schiuse, il trucco colato per via del bagno di sperma a cui l’avevo sottoposta, le cui tracce andavano appena seccandosi. Bellissima. Mi eccitai ulteriormente, adesso pompavo Melissa senza ritegno, godevo del suo culetto morbido e umido, il ritmo diventò frenetico. Melissa adesso non si curava più di non farsi sentire, muggiva e mugolava, sembrava completamente partita. Le venni nel culo, schizzandole nelle viscere quel poco di sperma rimastomi,. Mi accasciai sulla sua schiena, stremato anch’io. Eravamo sudati, umidi dei nostri umori, disfatti. Restammo abbracciati, il mio pene ancora stretto nel suo culo. Melissa cercò le mie labbra. Ci allacciammo in un bacio, abbracciati.
Mi svegliai verso le 02:00 per andare in bagno. Melissa si era ritirata sotto il piumone e dormiva. Sciacquai il pisello sotto l’acqua fredda. Nel riprendere posto a letto, di fianco a Melissa, le sfiorai la schiena e i glutei. L’erezione fu immediata. Le passai un dito tra le cosce. Era ancora bagnata. Una cosa mi piaceva tanto di Melissa. Non era una di quelle fighe di plastica che schizzano a lavarsi i denti dopo averti fatto un pompino o a lavarsi con furia compulsiva sotto la doccia, subito dopo aver fatto l’amore. A lei, come a me, piacevano gli odori ed i sapori del sesso, voleva tenerseli addosso, non c’era gusto nel cancellarli subito. Il pene tornò ad essere un’asta di marmo. Non volevo svegliarla ma mi era tornata una voglia prepotente. Cominciai a masturbarmi, con Melissa che, nuda, sdraiata sul fianco, mi dava la schiena.
Non mi curavo troppo di non farla accorgere di quanto stava succedendo, mi toccavo senza vergogna. Melissa dormiva della quarta. Quando fui vicino all’orgasmo non mi trattenni. Fulmineo le infilai il pene nella patatina ancora fradicia. Due colpi e le venni dentro. Melissa si svegliò.


- Sandro...
- Non resistevo, avevo ancora voglia di te...
- E, ho visto... sono tutta bagnata...
- Beh, se è per questo lo eri anche prima.
- Porco. Dai ho sonno...
- Dormi Meli, buona notte.
- Mmmm...

Il flirt con Melissa durò ancora qualche mese. In realtà non ci furono più occasioni di viaggiare insieme e i nostri rari incontri si ridussero ad un po’ di scomodo sesso in macchina. Letizia si era fatta molto sospettosa e, a detta di Melissa, anche a Luca cominciavano a non tornare alcune cose. Ad Aprile il suo stage terminò e lei decise, alla fine, di iscriversi all’università. Non ebbi più occasione di vederla. La cercai un paio di volte, prima di cambiare lavoro a mia volta l’anno successivo, ma non rispose mai alle mie chiamate e ai miei messaggi. Di lei ricordo un sorriso alla Phoebe Cates ed un corpo adolescente che mi dava i brividi.

Ciao Meli!

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