Melissa declinò la proposta di arrivare fino a L*****. Preferì invece una passeggiata a M********** del C*******. La pioggerillina era un romantico accessorio, secondo lei. Parcheggiai l’auto, in un pargheggio poco illuminato, vicino alla piazza principale e abbastanza vicino alla riva del lago. Il paese era deserto. Presi Melissa sottobraccio e mi strinsi vicino a lei sotto l’ombrello. La passeggiata lungolago era ben curata ed illuminata da graziosi lampioncini in stile liberty. La percorremmo lentamente, fermandoci di tanto in tanto, a scambiarci baci lunghi ed appassionati, stretti sotto l’ombrello, negli angoli più romantici. La passeggiata ci portò a percorrere una specie di sperone che si protendeva nell’acqua. Cigni e anatre sonnecchiavano tra le canne della riva. Il giro durò circa un quarto d’ora, e ci il sentierino lastricato ci riportò all’accesso dal quale eravamo giunti e quindi alla Volvo, parcheggiata in una zona poco illuminata. Risalimmo in auto. Ci liberammo delle giacche e Melissa cercò di nuovo la mia bocca. Respiravo il suo profumo ed ero estasiato dalle sue labbra. Dal CD la ninna nanna di Luca Carboni.
... stellina dei cantautori stellina di tutta la gente
stellina delle canzoni che volano per sempre
puntino con tante punte che tremi nel cielo infinito
e che quasi quasi mi sembra di toccare con un dito
stasera mentre ti guardo mi sento come un uccellino sperduto
cerco una mano come quando ero bambino
stellina di periferia e della malinconia
a volte basta una nuvola e sembra che sei andata via
stellina di tutti i viaggi delle andate senza ritorni
stellina della nostalgia stellina di tutti i giorni
stellina d'africa e d'america delle navi e degli aeroplani
stellina dei sognatori come me metropolitani
stellina di tutte le notti stellina vicino alla luna
brilli negli occhi di chi si ama stellina portafortuna
stellina dei cantautori e degli innamorati
stellina dei dolori cantati e già dimenticati
stellina di cucina stellina della sera dopo il telegiornale ritorna primavera
stellina dei piatti sporchi stellina che sei nei cieli
fa che i nostri bei sogni diventino tutti veri
stellina del duemila delle auto parcheggiate
stellina dei miei anni e delle cose andate
nessuno ti può comprare né buttare via
restami vicino vicino e così sia
nessuno ti può comprare né buttare via
resta qui vicino vicino e così sia...
Melissa perse il suo lupetto bianco, rimanendo con una canottierina anch’essa bianca, di foggia decisamente maschile, a costine strette, aderente. Gliela sfilai dalla gonna, sollevandola fin sopra i piccoli seni. Mi chinai a succhiarle i capezzoli, alternativamente, mordicchiandoli, strappando un gemito a Melissa che, istintivamente, mi tirò i capelli, schiacciando la mia testa contro il suo seno. Il mio pene era un bastone pulsante. La mia mano frugava tra le pieghe del kilt, scostando i collant, le mutandine e cercando il sesso di Melissa. Non incontrai resistenze, questa volta, ed il mio dito si infilò tra le sue pieghe. Melissa emise un altro gemito, più forte e rovesciò la testa all’indietro, offrendomi il collo che mi chinai a leccare. L’abbondante secrezione di Melissa era apprezzabile, il muco copioso e incredibilmente liquido, stava colando sul palmo della mia mano. Melissa ruotava forsennata la lingua nella mia bocca che si era incollata a ventosa sulla mia. Adesso con il polpastrello del pollice le scappucciavo velocemente il minuscolo clitoride. Melissa si aggrappò alle mie spalle, affondandomi le corte unghie nella pelle. La liberai della cannottiera e mi slacciai i pantaloni. Le nostre lingue si intrecciarono di nuovo e ancora cercai il suo sesso con le dita. Melissa trafficò rapida con l’elastico dei miei boxer e impugnò il mio membro. Cominciò a muoverlo lentamente su e giù. Sentivo i testicoli gonfi ed il glande sul punto di scoppiare. Aiutai Melissa a liberarsi dai collant e dalle mutandine e, a mia volta, mi sfilai le scarpe ed i pantaloni. Mi trasferii sul sedile del passeggero con Melissa a cavalcioni su di me. Le nostre lingue ancora intrecciate, i piccoli seni sfioravano il mio petto. Distinguevo sulla pelle il turgore dei suoi capezzoli. Guidai il pene verso il sesso spalancato di Melissa. Il glande le divaricò le piccole labbra, incontrando qualche resistenza. Melissa mugugnò.
- Ah... Sandro fai piano...
Non le diedi retta. Il glande stretto nel sesso elastico di Melissa mi dava un’eccitazione senza pari. Le afferrai le natiche liscie e sode e la tirai con impeto verso di me, impalandola per tutta la lunghezza della mia verga. Ebbi la netta sensazione della testa del mio bastone che le slabbrava il collo dell’utero. Glielo avevo veramente ficcato in pancia. Melissa emise un urlo pauroso, realmente di dolore. Sbiancò percettibilmente, nonostante l’oscurità che avvolgeva l’abitacolo. Si ritrasse ma riuscii ad evitare di uscire da lei completamente.
- No Sandro, così non ce la faccio, scusa... il mio pancino è troppo... tu ce l’hai troppo grosso per me... scusa...
- Scusa tu Meli, non volevo essere violento...
- Ma no, lo so... sono io che... insomma sono piccolina. Ho già avuto questi problemi... anche con Luca... la prima volta è stato un dramma... aspetta, facciamo così...
Melissa si puntellò con i piedi sul sedile, in una postura accovacciata su di me, simile a quella di quando si va in bagno sulla turca. Riposizionò il mio pene pulsante e umido del suo succo nella vagina e cominciò un movimento sussultorio dolce. La mia verga penetrava solo per metà della sua lunghezza nel canale vaginale di Melissa, stretto e corto, ben stretta tra le pareti elastiche e lubrificate. Mi lasciai cullare da Melissa, che appoggiava le sue mani sulle mie spalle, ansimando, e mi inebriava di arancia, mandarino e foglie di menta. La passerina di Melissa dava le stesse sensazioni di un bel culetto. Non riuscii a restire molto, troppa la mia eccitazione e l’inaspettata maestria di Melissa nell’accompagnare il moto sussultorio con un ritmico serrare e rilasciare i tessuti elastici e lubrichi del suo sesso. La inondai ripetutamente, non riuscendo a trattenere l’istinto di impalarla nuovamente, afferrandola saldamente per le natiche e spingendole la verga fino in pancia, accompagnando i fiotti abbondanti della mia eiaculazione. Melissa emise tre o quattro gemiti soffocati e mi tirò i capelli, ma non si ritrasse. Rimanemmo così, io dentro di lei, nudi e baganti, dolcemente abbracciati, ancora affannati. Fino a quando non cominciammo ad avere un po’ freddo.
- Meli ci vestiamo?
Mi accorsi che il suo viso era rigato di lacrime.
- Meli stai bene?
- Si... scusami...
- Che c’è?
- Mah, un po’ di emozione... senso di colpa? E’ la prima volta che tradisco così... completamente Luca. Qualche flirt, si, innocenti ripicche... quando lui faceva lo stronzo... ma adesso... non so, mi sembra diverso...
- Meli... stai tranquilla...
- No, lo so, per voi è diverso... per te poi è una cosa totalmente fisica... io ti piaccio e mi vuoi... per me è un po’ diverso... forse davvero Luca non mi piace più, non ne sono più innamorata... sono un po’ confusa. Mi piaci Sandro, ma so che non c’è futuro...
- Perchè dici così? Io ti ho solo detto di prenderla un po’ come viene, di goderti le cose che succedono giorno dopo giorno... mi angosciano le persone che hanno bisogno sempre di “frames” dove collocare quello che succede loro. Io dico solo che le cose possono capitare ed esistere, così, libere da vincoli o classificazioni sempre e comunque.
- Si questo lo capisco e sono daccordo... Cosa facciamo, si torna verso casa?
- Se vuoi... però avrei ancora voglia di te...
- Metti in moto che ti faccio una sorpresina...
Finimmo di rivestirci e misi in moto la Volvo. L’impianto di condizionamento spannò i cristalli in meno di tre minuti. Scivolammo silenzosi sulla statale, attraversando paesi praticamente deserti. L’orologio segnava l’una e un quarto.
- Oggi in ufficio ho avuto un piccolo incontro-scontro con Samantha...
- Uuh... mi immagino.
- Si, faceva la super vamp, come al solito e oggi era pure peggio... leopardata con la scarpina viola elettrico, te la raccomando! Vabbè sta di fatto che mi manda a chiamare per farle le fotocopie... e fin lì, va beh, sono stagista... però la piazzata perchè gliele avevo fatte fronte-retro e che mancavano due pagine, te la raccomando... davanti a tutto l’ufficio vendite...
- L’hai mandata a cagare, spero...
- Avrei voluto... guarda sono troppo buona...
- A ves trop bun, se diventa cujun, diceva il nonnino.
- E aveva ragione.
- Mollala, quella è fatta così. E’ una poveretta frustrata, continua a raccontare di come stava bene in Carrefour... ma chissà come mai l’hanno trombata... adesso è un po’ rancorosa con il mondo... non preoccuparti Meli, verranno tempi migliori.
- Si, mah... a me piacerebbe lavorare un po’ più con te, negli acquisti intendo... cioè anche con te intendo, più vicini... l’amministrazione è così noiosa...
- E chi lo sa? Magari Santo e la Carmen ti mollano prima del tempo... non so bene quali siano gli accordi... penso che ti abbiano destinato alla amministrazione per il tuo curriculum, però niente è eterno...
- Dai pensa che bello... anche i viaggi potrebbero diventare un po’ più eccitanti...
- Meli! Che impudente!
- Sandro! Che bacchettone!
- Senti Meli, non ti prometto niente, anch’io sono un new-comer in azienda... si Maurizio mi ascolta, ma fino ad un certo punto...
- Beh, spero tu sia sufficientemente importante per decidere la destinazione di una stagista che fa le fotocopie, voglio sperare... non mi sembra una decisione così critica per le sorti dell’azienda, o no?
- Ah, la metti su questo piano? Sei abile Meli, abile... altro che corsi sulla motivazione... sei una furbina, cara mia.
- Beh, ti ho detto che sono determinata... poi vorrei stare con te, secondo me faremmo una bella squadra...
- Va bene Meli, vedrò cosa possiamo fare, abbi pazienza, sei qua da poco più di un mese...
- Grazie Sandro... e adesso la sorpresina... non mi sono dimenticata, sai?!
Melissa armeggiò con la cintura dei miei pantaloni, con il bottone, la cerniera, i boxer, fino a raggiungere il mio sesso un po’ barzotto.
- Tu non distrarti, mi raccomando, sennò finiamo fuori strada...
- Meli, ma che vorresti fare?
- Non hai sempre detto che la mia bocca ti fa impazzire?
Melissa si chinò su di me e sentii la sua bocca morbida avvolgere il mio glande. Il pene si inturgidì nuovamente, riempiendole la cavità orale. Di nuovo rimasi stupito dalla tecnica sopraffina di questa ragazzina, sicuramente frutto di costante allenamento. Alternativamente stuzzicava il glande con veloci colpetti di lingua per poi ingoiare l’asta fino a farsela arrivare in gola. Mi faceva impazzire. Con Melissa era inutile cercare di resistere. A costo di fare la figura dell’uomo più veloce del West, in meno di tre minuti le riversai in bocca un ultimo getto di seme caldo con uno spasmo di piacere doloroso. Melissa ingoiò tutto e, con mia ulteriore enorme sorpresa, si soffermò a ripulire con la sua linguetta guizzante tutto il glande, scappellando diligentemente il prepurzio. Si sollevò sorridente e un po’ scarmigliata.
- Meli, mi fai impazzire...
- Si, lo scopo è proprio questo... devi arrivare ad essere Meli-dipendente, a non poter più fare a meno delle mie labbra, del mio corpo, del mio odore...
- Che prospettiva intrigante...
- Di me non hai ancora scoperto tutto...
- Beh, meno male, ci conosciamo da un mese...
Accompagnai Melissa fin sotto il portone del palazzo popolare dove abitava. Ci salutammo con un altro lungo bacio e mi augurò un buon week-end. Rientrai a casa verso le due e trenta. Letizia era tornata dai suoi per quel fine settimana, grazie a Dio.
to be continued...
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